Referendum in Ecuador: vittoria del No contro l’autoritarismo di Noboa.


Brusco arresto per i piani autoritari del governo neoliberista di Daniel Noboa: il banco di prova del referendum gli consegna una schiacciante sconfitta in tutti i quesiti proposti. No al ritorno delle basi militari, no alla diminuzione dei parlamentari, no all’eliminazione ai contributi statali ai partiti e movimenti politici e soprattutto no all’Assemblea Costituente che salva la Costituzione di Montecristi e i diritti della natura.

I risultati parlano chiaro: il primo quesito, quello relativo al ripristino delle basi militari straniere nel suolo nazionale, ha visto trionfare il No con il 59%. Nel quesito B relativo all’eliminazione dei fondi ai partiti politici e ai movimenti, il No ha vinto con il 56,59%. Nel quesito C relativo alla riduzione dei parlamentari, il No ha vinto con il 53,23% e infine, nel quesito D relativo all'avvio di un’Assemblea Costituente il No ha stravinto con il 60,67%.

Per il presidente Noboa, i risultati usciti dal referendum da lui stesso proposto, sono una chiara battuta d’arresto nei suoi propositi di esautorare il potere del Parlamento e di cambiare quella Costituzione di Montecristi che, unica nel suo genere, ha permesso un approfondimento dei diritti e nuovi meccanismi per garantire che vengano rispettati decenni di lotte sociali a difesa di settori più vulnerabili.

Al contrario, dopo le difficoltà del “paro nacional” del mese scorso, ma anche grazie a quel percorso di lotta, i movimenti sociali e le organizzazioni indigene che si sono spese per il No cantano vittoria per i risultati usciti dalle urne e rilanciano la mobilitazione per continuare a costruire la resistenza e l’opposizione sociale al governo neoliberista e autoritario di Daniel Noboa.

Per la Conaie è la vittoria del popolo contro l’agenda presidenziale che minacciava i diritti acquisiti: «il trionfo del No alle quattro domande è la risposta chiara del Paese che ha detto No all’autoritarismo, no alle bugie e all’abuso di potere». Dopo questa schiacciante vittoria, il movimento indigeno esige dal governo «frenare l’autoritarismo, la violenza, il populismo e le politiche che privilegiano gli interessi privati».

«Questo trionfo è solo l’inizio – scrive l’Asamblea de los Pueblos y Nacionalidades en Resistencia – la sconfitta del progetto di Noboa apre una nuova tappa dove riaffermiamo che il popolo pone limiti e sa farlo con forza. Non abbassiamo la guardia». Per la Coordinadora de Organizaciones Sociale del Guayas, tra i referenti della campagna per il No, con questa importante vittoria «non ci toglieranno i nostri diritti, né quelli della natura, né quelli dei nostri animali».

«Il rifiuto generale delle quattro domande evidenzia una lettura politica matura e responsabile da parte del popolo, che ha saputo decifrare la fallacia nascosta dietro la propaganda ufficiale. Nessuna delle domande mirava a risolvere i gravi problemi che affronta l’Ecuador», scrive l’economista ed ex ministro Alberto Acosta. «Il dialogo – scrive sempre Acosta – oggi è un’urgenza ineludibile e se Noboa non lo comprende, dovrà assumersi la conseguenze di un malcontento sociale permanente e progressivo».

Laconico il commento del Presidente Noboa sulle sue reti sociali: «Questi sono i risultati […]. Rispettiamo la volontà del popolo ecuadoriano. Il nostro impegno rimane immutato, anzi si rafforza. Continueremo a lottare instancabilmente per il Paese che meritate con gli strumenti che abbiamo».

Una promessa che sa tanto di minaccia: manterrà la parola di rispettare la volontà del popolo ecuadoriano o cercherà di scavalcarlo continuando a difendere gli interessi delle élite economiche come sta facendo con il referendum per lo Yasuní, non mettendo in pratica la volontà popolare di fermarne l’estrattivismo all’interno del parco? Qualunque siano i suoi prossimi passi, il popolo ecuadoriano e i movimenti indigeni e ambientalisti terranno alta la guardia e l’attenzione a difesa dei diritti delle persone, dei territori, degli animali.

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