Contraddicendo tutti i sondaggi che lo davano perdente, Rodrigo Paz ha vinto il ballottaggio col candidato di estrema destra Tuto Quiroga ed è il nuovo presidente della Bolivia. Chiusa in malo modo l’epoera masista, si apre ora ufficialmente la nuova epoca del “capitalismo per tutti”, come recita uno degli slogan del vincitore.
Rodrigo Paz Pereira del Partido Demócrata Cristiano (PDC), conservatore e figlio dell’ex presidente Jaime Paz Zamora, era stato la sorpresa del primo turno vinto nonostante i numerosi sondaggi elettorali soltanto nelle ultime settimane di campagna elettorale lo avevano accreditato come un possibile outsider.
Secondo i dati del sistema preliminare Sinepre, Paz ha ottenuto il 54,53% che in termini numerici vuol dire oltre tre milioni e trecentomila voti, quasi il doppio del primo turno. Per Tuto Quiroga, che si è fermato al 45,47%, l’aver anche lui raddoppiato i voti del primo turno, da un milione e quattrocentomila a quasi due milioni e otto, non è bastato e ancora una volta è uscito sconfitto dalla contesa elettorale.
Da sottolineare anche la rilevante percentuale del voto bianco e nullo, oltre 350 mila voti che corrispondono al 5% circa. Al primo turno la somma dei voti bianchi e nulli era stata del 20% circa ed Evo Morales l’aveva rivendicata come percentuale dei suoi fedelissimi impossibilitati a votarlo; ora una grande parte di questo 20% si è spostata nella scelta di uno dei due candidati.
Se al primo turno Evo Morales aveva dato indicazione ai suoi fedelissimi di votare nullo (per questo si è intestato tutto il voto di protesta), in questo ballottaggio l’ex presidente non aveva dato alcuna indicazione. La differenza tra i due turni può quindi essere letta come la riprova che il voto di protesta del primo turno non era esclusivamente dei fedelissimi dello stesso Evo.
Le prime parole del nuovo presidente sono state per il “vento del cambiamento” che lo ha portato alla vittoria. Paz ha poi teso la mano a quanti vogliano aiutare il Paese a uscire da questa crisi: «Se il popolo boliviano non ci avesse eletto, avremmo teso la mano a chiunque avesse vinto e oggi, dopo la nostra vittoria, tendiamo la mano per governare insieme a tutti gli uomini e le donne che amano il Paese», ha dichiarato durante i festeggiamenti.
Tuto non ha aspettato l’ufficialità del conteggio e ha ammesso la sconfitta dopo la pubblicazione del conteggio preliminare del sistema Sinepre, invitando i suoi seguaci a rispettare il voto: «La Bolivia, la nostra democrazia e la crisi economica che stiamo attraversando richiedono un atteggiamento maturo, democratico e statale e per questo ho trasmesso le mie felicitazioni [al nuovo presidente]».
LE REAZIONI
Per il grande sconfitto del primo turno, l’imprenditore Samuel Doria Medina, la vittoria di Paz è stata clamorosa e netta: «il popolo boliviano ha dato un messaggio chiaro, è necessario un governo centrista, capace di garantire governabilità all’inizio del nuovo ciclo storico che vivremo».
A congratularsi con Paz anche l’altro candidato di centro destra, il sindaco di Cochabamba Manfred Reyes Villa il quale ha ribadito il suo appoggio e quello del suo gruppo parlamentare al governo di Paz: «Mantengo la parola data ed esprimo il mio pieno appoggio al nuovo governo costituzionale per risolvere problemi urgenti come la crisi di carburante e la mancanza di valuta estera».
E la sinistra? Sparita. Nel parlamento rimangono due deputati del MAS e otto per l’Alianza Popular guidata da Andrónico Rodriguez, l’ex delfino di Morales che ha tentato di riunire sotto di sé le varie anime in crisi del MAS. Per Andrónico la colpa di un ballottaggio tra due candidati di destra è stata dovuta alla mala gestione, alla corruzione e alle divisioni generate dal presidente uscente Arce. Il senatore ha poi aggiunto che si è arrivati a questa situazione «grazie al voto nullo, all’ossessione per i singoli candidati, all’egoismo e alla meschinità nella sua massima espressione».
Nonostante l’inabilitazione Evo Morales è ancora tra i protagonisti nel panorama politico boliviano. Dopo essersi intestato furbescamente il 20% di voti nulli al primo turno ha voluto dire la sua anche sul ballottaggio. Secondo l’ex presidente indigeno, infatti, «la gente dei quartieri popolari e delle zone rurali, non avendo un candidato, non ha avuto altra scelta che votare per Paz e Lara. Ma non hanno ricevuto carta bianca» ha poi messo in guardia il vincitore. Morales ha anche lanciato un appello al governo entrante perché non sia repressivo, non criminalizzi la protesta sociale e che governi consultandosi con il popolo».
L’elezione di Paz potrebbe avere ripercussioni anche sugli equilibri geopolitici del continente. Tra i primi a felicitarsi per l’inizio di questa nuova era di “capitalismo per tutti”, il Governo degli Stati Uniti che ha mandato un messaggio attraverso il Segretario di Stato Marco Rubio: «Gli Stati Uniti si congratulano con il presidente eletto Rodrigo Paz per la sua elezione a presidente della Bolivia [e] sono pronti a collaborare con la Bolivia su priorità condivise, come porre fine all'immigrazione illegale, migliorare l'accesso al mercato per gli investimenti bilaterali e combattere le organizzazioni criminali transnazionali per rafforzare la sicurezza regionale».
Con l’elezione di Paz finisce l’era del MAS, di Evo Morales, di una sinistra progressista che aveva il sogno di ridare voce agli indigeni silenziati ma che lentamente ha perso per strada ogni etica e ideale, ha usato e cooptato movimenti e organizzazioni nel nome della bramosia del potere. Ora comincia una nuova era, del “capitalismo per tutti” la definisce lo stesso Paz. E i presupposti non sono certo dei migliori...