Maradona aveva ragione: chi non difende i pensionati è un cacasotto


Oltre 100 arresti e 300 feriti (tra cui un fotografo indipendente in fin di vita) è il gravissimo bilancio di diverse ore di repressione ordinata dalla ministra della Sicurezza Patricia Bullrich e dal presidente Milei contro la manifestazione dei pensionati a cui hanno partecipato una trentina di hinchadas (tifoserie ultras) di Buenos Aires, raccogliendo l’appello dei tifosi del Chacarita a difendere i pensionati. 

Le mobilitazioni del mercoledì dei pensionati avvengono da diversi anni ma da diverse settimane hanno assunto carattere nazionale. Se nei mesi e anni scorsi vi partecipavano poche decine di persone, da diversi mesi queste manifestazioni di protesta si sono ingrandite, di pari passo con la perdita del potere di acquisto dei pensionati dovuta alle scellerate decisioni politiche del governo di Milei. La risposta del governo a queste mobilitazioni è stata infame, con le forze armate che da settimane reprimono brutalmente i pensionati, senza nessun occhio di riguardo nemmeno per le donne presenti in manifestazione. 

La settimana scorsa, in soccorso ai pensionati sono giunti gli ultras del Chacarita, una piccola squadra dei sobborghi di Buenos Aires, che milita nella seconda divisione argentina. Chiamati da uno dei partecipanti alla protesta tifoso della squadra, gli ultras hanno risposto presente all’appello. Come ha spiegato un ultras a Pagina 12, «siamo venuti a mobilitarci per i pensionati, perché onestamente sono soli e non c’è altra risposta. Lo vediamo nella marcia di ogni mercoledì, per ogni pensionato ci sono dieci poliziotti». 

La solidarietà data dagli ultras ai pensionati non è piaciuta al governo e alla ministra Bullrich, che in settimana ha minacciato una repressione ancora più dura per chiunque avesse osato partecipare alla successiva mobilitazione. Minacce che però non hanno spaventato la hinchada del Chacarita, la cui risposta, seppur molto “colorita” ma in perfetto stile ultras, è stata da volano alla solidarietà attiva. Nel loro breve comunicato, gli ultras, riferendosi alle minacce della ministra le hanno comunicato che «nos chupas tres huevos». All’appello dei tifosi del Chacarita hanno risposto oltre trenta tifoserie, quasi tutte della cintura di Buenos Aires, facendo diventare la mobilitazione dei pensionati una scadenza nazionale. Tra gli slogan più volte ripetuti, quello di Diego Armando Maradona che nel 1992 aveva espresso così la sua solidarietà ai pensionati: «bisogna essere molto cacasotto per non difendere i pensionati». 

La mobilitazione di mercoledì 11 marzo è stata imponente, con migliaia di persone a intonare lo slogan di Diego e il “que se vayan todos”, simbolo della storica insurrezione del 2001. Come spesso accade in queste situazioni, ultras di tifoserie rivali, finanche acerrime nemiche, si sono ritrovate fianco a fianco a resistere alla brutale repressione della polizia argentina. 

Il bilancio, come citato in apertura, è gravissimo: sono oltre 100 le persone arrestate e addirittura oltre 300 i feriti, opera di forze armate sempre meno sotto controllo e sempre più libere di violare i diritti e la dignità umana. Tra i feriti c’è anche un fotografo indipendente, Pablo Grillo, colpito alla testa da una bomba lacrimogena mentre documentava la protesta. Il fotografo è stato ricoverato in ospedale e sarebbe in pericolo di vita per il gravissimo colpo subito. 

Dalla manifestazione, un compagno italiano presente a Buenos Aires segnala su facebook: «Dopo settimane di repressione della mobilitazione contro i draconiani tagli alle pensioni del governo Milei, più di 20 hinchadas dei club di Buenos Aires sono scese in piazza a fianco di pensionati, studenti, sindacati, movimenti di opposizione. La polizia ha attaccato pesantemente il corteo con cariche, lacrimogeni e proiettili di gomma. Il corteo si è disperso nelle vie laterali tra Congreso e Plaza de Mayo dando vita a ore di scontri e barricate fino ai cancelli della Casa Rosada». 

La vigliacca repressione governativa, non ha fermato la protesta: le mobilitazioni sono proseguite per diverse ore fino a notte fonda, con cacerolazos davanti alla Casa Rosada in Plaza de Mayo che chiedevano a gran voce le dimissioni della “borracha” Bullrich e del “estafador” Milei, ma soprattutto la liberazione del centinaio di arrestati arbitrariamente da un governo sempre più autoritario e violento. 

È presto per dire se questa mobilitazione possa diventare l’inizio di una protesta di massa, quel che è certo è che ha assunto un carattere simbolico importante, aprendo una breccia importante sulle falsità di Milei, arrivato alla Casa Rosada per combattere la casta con la sua motosega, ma che si sta dimostrando giorno dopo giorno solo l’ennesimo squalo a difesa del capitalismo più feroce.

Pubblicato in Global Project
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