Storia di piccole resistenze e rivoluzioni impossibili

A volte il destino gioca brutti scherzi: da due anni accompagno nel suo percorso scolastico, un ragazzotto delle medie autistico ad altissimo funzionamento che è una quotidiana sfida all’autocontrollo. Totalmente sprovvisto di empatia, non si vergogna, e anzi ne va fiero, di essere razzista, prevaricatore, discriminatore (proprio lui che potrebbe essere discriminato per la provenienza geografica, per la disabilità, per l’aspetto fisico, per la goffaggine). È insolente, arrogante e prepotente, disprezza gli altri ragazzi con disabilità, forte coi deboli e debole coi forti, irrispettoso verso compagni e adulti, insensibile al dolore altrui, anzi ne prova piacere a vederlo e a provocarlo. Indifferente verso l’ambiente e il comune, incarna alla perfezione il prototipo del capitalista individualista esaltato tanto di moda in questo periodo.

Stare al suo fianco è dunque una sfida, un continuo pugno sullo stomaco alla mia etica, a quello che penso, alle mie idee, ai miei valori: per esempio, per lui i poveri dovrebbero finire in prigione perché sono sporchi e puzzano e non si meritano di stare a questo mondo. O ancora: lascia carte e fazzoletti sporchi ovunque o sputa per terra in classe infischiandosene di pulire perché tanto ci sono le schiave (le collaboratrici scolastiche) a pulire lo sporco che lascia. Molte volte, quasi quotidianamente a dire il vero, mi viene voglia di mollare tutto perché la persona che questo ragazzo sta diventando, non c’entra solo con la sua condizione ma è anche e soprattutto dovuto all’educazione familiare ricevuta che, a mio parere, amplifica questa sua predisposizione all’insensibilità, al disprezzo, all’odio, alla crudeltà.

Non giudico mai una famiglia che deve crescere un figlio con disabilità intellettiva perché posso solo immaginare quanto possa essere difficile per una madre o per un padre anche solo fare pace con l’idea di aver messo al mondo un figlio con una qualsiasi disabilità, con tutto ciò che comporta per la vita del figlio ma anche per quella stessa dei genitori o per il dopo di loro. Ma mi permetto analizzare e anche criticare l’aspetto educativo quando questo influisce in modo così grave e determinante sul comportamento dei ragazzi che accompagno. Mi permetto di non essere indulgente verso chi fa passare determinati messaggi, siano essi il razzismo, il tutto dovuto, il non insegnare i doveri e le responsabilità o il non prendersi cura delle persone e del comune (in questo caso la scuola, le sue strutture e le sue attrezzature).

Mi fanno molta rabbia lui e la sua famiglia, che sembra preoccupata solo all’apparenza ma non ad insegnare il valore del rispetto, sia esso per le persone, per il loro lavoro o per le cose. Mi fa rabbia che non ascoltino consigli né suggerimenti e, come dicevo, mi viene voglia di mollare tutto ogni giorno, anche a costo del mio stipendio, perché mi viene da pensare che non meritino il mio impegno e la mia passione.

Eppure, ogni giorno mi alzo e ritorno a scuola, mi siedo al suo fianco e con pazienza (vi assicuro, tanta pazienza), provo a fargli capire quanto sia importante il rispetto verso le persone e il pianeta, provo a fargli capire che l’unico modo nella vita per avere successo è studiare e non esistono scorciatoie facili, tipo andare a Dubai a fare soldi (come poi?) o diventare youtuber. Provo a convincerlo che deve accettarsi per quello che è (ha una grandissima consapevolezza di sé e della sua condizione anche se non ne parla mai), che essere diverso non vuol dire essere peggiori ma è anzi una risorsa. Provo a dargli gli strumenti per comprendere che il ruolo di cattivo, di bambino problematico che gli hanno affibbiato è soltanto una maschera che può togliersi senza paura quando vuole, che può rischiare di sbagliare e questo non cambierà il suo valore, che nella sua vita troverà chi lo deriderà o tratterà male ma anche chi lo accetterà e gli vorrà bene per quello che è.

Continuerò a resistere, nonostante tutto, nonostante le delusioni, la rabbia e le difficoltà, perché ogni tanto, tantissimo, dietro quella scorza insensibile e provocatoria, vedo l’esile fiamma della Giustizia ancora accesa, vedo un cuore che batte forte quando si rende conto di aver fatto una cosa buona, vedo gli occhi brillare quando il suo impegno lo porta ad ottenere risultati soddisfacenti. Continuerò a resistere perché credo che la costruzione di nuevos mundos passi necessariamente dalle contraddizioni, dalla capacità di resistere alle situazioni più difficili e dalla passione che ci mettiamo per essere rivoluzionari anche quando la rivoluzione sembra impossibile.

¡Adelante!
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