Sul battello che ci porta al Lido di Venezia Victor guarda fuori dal finestrino le barche che incrociamo, con la meraviglia dei suoi due anni. Io mi guardo intorno, molti passeggeri, tirati a lucido, andranno alla mostra ma c’è anche qualche giovane e non più giovane che, è evidente, andrà alla marcia per il clima.
Per un attimo torno indietro coi ricordi, era il 2004 quando occupammo per la prima volta la spiaggia abbandonata degli sbirri a San Nicoletto, durante le giornate della Mostra del Cinema. Insieme a tante compagne e tanti compagni costruimmo il primo Global Beach, antenato degli attuali Climate Camp, che aveva già visto giusto di puntare il dito sulle battaglie ambientali. Allora era quell’abominio del MoSE a muovere la nostra protesta e i fatti, solo qualche anno dopo, ci diedero ragione.
Oggi, la marcia climatica ha come fulcro la battaglia per uscire da questo capitalismo feroce che distrugge tutto ciò che tocca, che ammorba le menti, che annienta la Vita, per il profitto di pochi ladri. Ai ricchi il denaro, ai poveri un pianeta devastato, acque avvelenate, aria inquinata, diritti soppressi, precarietà, miseria, violenza.
C’è un Pianeta da salvare e dobbiamo farlo noi dal basso perché desde arriba non hanno nessuna intenzione di muovere un dito: parlano di transizione ecologica ma è solo un’operazione di greenwashing, utile a produrre altri profitti e non a risolvere i problemi. Ci dicono che, ora che c’è la “guerra del gas”, dobbiamo risparmiare, ma la crisi energetica ce la stanno vendendo in chiave classista: i “poracci” devono risparmiare perché non hanno soldi ma i ricchi possono tranquillamente continuare come se nulla fosse, a permettersi aperitivi in cima alle montagne arrivando in elicottero o a inventarsi mega party nelle spiagge senza preoccuparsi minimamente delle ricadute negative sull’ambiente. Invece, la crisi energetica deve essere pensata non sul portafoglio, ma sul Pianeta, sulla nostra casa comune che sta subendo tante, troppe, ingiustizie, sociali e ambientali.
Il viaggio è breve e in mezz’oretta il 5.1 ci porta a Santa Maria Elisabetta, dove ha sede il concentramento. Mi perdo i primi interventi, Victor è un po’ spaventato dal chiasso ed Emiliano vuole assolutamente andare in cerca del suo amico Alessio. E poi le compagne e i compagni da salutare: le manifestazioni sono anche occasioni per ritrovare sorelle e fratelli che non vedo da tanto tempo ma con cui ho condiviso un pezzo importante di cammino. È una grande festa, come sempre. Musica a palla, la gente balla e si diverte. Ci sono gli studenti della città e i collettivi ambientalisti, come la rete Rise Up 4 Climate Justice e Friday for Future; ci sono le compagne e i compagni dei Centri Sociali del Nordest, gli attivisti ambientali europei, i sindacalisti dell’ADL, collettivi artistici e le lavoratrici e i lavoratori del Collettivo di Fabbrica GKN di Firenze. Al microfono ora sento parlare toscano. Sono proprio i ragazzi del Collettivi di Fabbrica, è Dario ad intervenire. Colpiscono le sue parole, «la giustizia climatica è giustizia sociale e la giustizia sociale è giustizia climatica».
Riparte la musica, poi nuovo intervento, in spagnolo questa volta. È la volta di Juan Pablo, attivista colombiano che mette in guardia i potenti: «state giocando col fuoco, contro la globalizzazione della violenza, la globalizzazione delle resistenze, qui, a Parigi, Londra, Bogotá, in tante parti del mondo».
Ed è proprio così, le battaglie ambientali in tutto il mondo si stanno facendo più forti perché ogni giorno è più forte l’aggressione capitalista. Parte il corteo per le strade del Lido. Il Collettivo di Fabbrica GKN da spettacolo coi tamburi che non smettono un secondo di rullare. Sono tanti, «51, abbiamo fatto un pullman», mi dice uno di loro che regge lo striscione INSORGIAMO. Mi racconta determinato che la loro non è solo una lotta per il posto di lavoro, perché tutte le lotte sono legate tra loro dal comune nemico, il capitalismo. Per questo pochi giorni prima erano stati a Trieste ed oggi sono qua, perché è fondamentale la convergenza delle lotte. Si vince assieme o non si vince. Come dicono gli zapatisti, il nostro nemico è come un’idra dalle molte teste e lo si sconfigge solo colpendolo al cuore, unendo le lotte, tutti insieme.
La chiaccherata col lavoratore arriva giusto il tempo di arrivare in “zona rossa”, a pochi passi dal red carpet della Mostra del Cinema. Ad accoglierci il solito imponente schieramento di polizia che, a tutti i costi non vuole farci calcare quella passarella. Più e più volte gliela abbiamo fatta sotto il naso negli anni, occupando temporaneamente quel simbolo di ricchezza, ma oggi, a vederli da lontano, sembrano molto determinati a non farci passare. Mi allontano dalla “primera linea”, coi bambini, anche se Emiliano è tanto curioso e vorrebbe vedere cosa succede lì davanti. Sono curioso anche io, così lascio i bimbi con la mamma ed alcuni amici dietro e faccio un salto davanti, giusto in tempo per vedere la carica violenta dei servi del sistema che si abbatte sui fratelli e sulle sorelle. Partono anche numerosi getti d’acqua dagli idranti verso i manifestanti, e stona davvero pensare che i potenti non si fanno scrupolo di sprecare così tanta acqua proprio in questo periodo di siccità e solo per “difendere” un tappeto.
La carica è molto forte ma lì davanti le prime linee “tengono botta”, come si dice da queste parti. Oggi non si passa, ma la marcia ha raggiunto lo stesso i suoi obiettivi, da una parte far parlare della necessità urgente di intervenire radicalmente per modificare la crisi climatica e dall’altra stringere ancora di più l’alleanza tra le tante voci italiane ed internazioanli, che hanno costruito questa giornata.
Non sarà affatto facile e non sarà nemmeno breve ma è necessario, impellente, fare qualcosa, organizzarsi, mobilitarsi, raccontare, convincere. Questa battaglia non è settoriale, non è solo di qualcuno. È una battaglia di tutte e tutti, della mia generazione, di quella dei giovani e di quelle che verranno, è una battaglia da fare insieme perché in pericolo c’è la nostra casa comune e dobbiamo salvarla. Avanti, non c’è più tempo, insorgiamo!