Mamma Teresa era grata a quei ragazzi che le avevano promesso di non scordarsi mai di suo figlio e di portarlo dove, a tutti i costi, sarebbe voluto andare: in mezzo ad una selva. Le avevano spiegato che si chiamava Selva Lacandona, e che lì un piccolo ed antico popolo aveva alzato la testa, indossato un passamontagna e si era ribellato a cinquecento anni di schiavitù. In quella terra ribelle e degna c'era la guerra. Una guerra sporca, silenziosa, fatta di minacce, intimidazioni, diritti negati, sgomberi di terre e a volte anche di pallottole. Chi percorreva quella Selva portando solidarietà e denunciando repressione, ingiustizia e miseria non era certo benvenuto e quei ragazzi incoscienti e romantici stavano partendo proprio per quella terra lontana per compiere il sogno di Francesco: quello che lui avrebbe fatto se solo le forze glielo avessero consentito.
Pensava probabilmente a questo mamma Teresa con gli occhi lucidi per l'emozione, ma c’era anche la gioia nel vedere e sentire quanti cuori liberi si erano stretti attorno al suo dolore di mamma, molti fra loro non avevano neppure conosciuto il Bae; ma in quella foto si erano riconosciuti, avevano visto in quegli occhi da indio e nel volto scavato di chi ha vissuto da pirata i loro stessi valori, le stesse idee, la stessa gioia e determinazione nel sovvertire il presente. Le avevano detto "i sogni attraversano gli oceani" ed ora con lo zaino carico di sogni ed emozioni erano pronti a compiere quella promessa.
Davanti al melograno piantato in ricordo del Bae nel giardino del Rivolta, mamma Teresa tirò fuori dalla borsetta la maglia arancioverde col numero 12 e la scritta Bae; tra le lacrime la consegnò ai suoi ragazzi: "Onoratela" disse. Non aggiunse altro, la commozione le aveva fatto salire un nodo in gola, le labbra tremavano. Baciò e abbracciò i ragazzi fiera, orgogliosa e felice di sapere che il suo Francesco avrebbe continuato a camminare domandando tra le stelle...
Sono passati quattordici anni. Il Bae è ancora qui.
Ogni volta che sosteniamo la lucha zapatista o di Kobane.
Ogni volta che resistiamo a chi vuole togliere il diritto a un tetto sotto cui vivere.
Ogni volta che difendiamo la sua e nostra amata laguna dalle speculazioni di gente senza scrupoli.
Ogni volta che pretendiamo diritti e dignità per chi cammina per il mondo e per chi fa di questa terra la propria casa.
Ogni volta che mettiamo a tacere l'ignoranza e non diamo spazio e dignità di esistere a fascismo e razzismo.
Ogni volta che immaginiamo e costruiamo un mondo più giusto, che contenga molti altri mondi.
Mamma Teresa ha raggiunto il suo Francesco, ma se fosse ancora qui, avrebbe ancora gli occhi lucidi, il groppo in gola e le labbra tremanti e sarebbe ancora felice e preoccupata per quei pazzi, per i suoi ragazzi che non avevano nessuna intenzione di smettere di sognare.
Con Francesco nel cuore.
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