Il mio Rivolta

C'era la nebbia quella sera dei primi di dicembre su Marghera e il freddo pungente entrava nelle ossa. Pure dentro all'Osteria allo Sbirro Morto c'era nebbia, artificiale ovviamente, ma almeno era caldo.
Si respirava lotta e allegria lì dentro, tra la musica dei 99 sparata a tutto volume e Luca che mi faceva sognare nuovi mondi da costruire.
Vale e Anna avevano cucinato per tutti, sicuramente qualcosa di squisito, mangiai in fretta, salutai tutti e andai a preparare le bevande calde che la sera stessa avremmo dato ai senza dimora della città.
Mezz'ora dopo eravamo pronti, infilammo le giacchette arancioni da operaio stradale del progetto "Siberia" e partimmo...

Ci ho messo poco ad innamorarmi del Rivolta, di tutte le compagne e i compagni che mi hanno accompagnato, e lo fanno tutt'ora, in questo viaggio.
Da allora, tredici anni di rabbia degna contro le ingiustizie, concerti fino alle cinque del mattino, manifestazioni in giro per l'Italia, Ya Basta! e le carovane in Messico, colpevoli di avermi fatto incontrare ed innamorare di una persona stupenda, di battaglie, lotte, felicità e difficoltà, fritture miste, assemblee, incontri e scontri, iniziative e perché no?, pure denunce, multe e botte, prese e date!

Ricomincio a camminare domandando da qui, oggi, in questo calendario e in questa geografia, ricomincio da tutti i ricordi e le esperienze che mi porto dentro e che mi hanno fatto crescere.
Ricomincio dalla consapevolezza che la strada è ancora lunga e che pericoli, dubbi, rischi e sbagli non fanno paura se si cammina insieme.

E in fondo, se non son perso in qualche sperduto angolo del mondo è anche perché qui c'è la mia casa, la mia famiglia, le mie sorelle e i miei fratelli. 

Buona stagione di lotta e allegria, sorelle e fratelli del Rivolta.
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