Sabato 30 agosto diecimila persone hanno manifestato al Lido di Venezia contro l’atroce e insopportabile genocidio in corso a Gaza e contro l’occupazione della Palestina ad opera dello Stato israeliano. Diecimila persone che, anche se non sono riuscite ad arrivare fin sotto al red carpet, per un giorno si sono prese la scena e i riflettori della Mostra del Cinema in corso in questi giorni nell’isola e hanno lanciato un messaggio forte e chiaro a tutto il Paese.
Alle cinque del pomeriggio, orario del concentramento del corteo, il piazzale di Samta Maria Elisabetta era già pieno sebbene dovessero arrivare ancora moltissimi manifestanti, intrappolati nella congestione turistica della città, con battelli per il Lido stracolmi e code lunghissime agli imbarcaderi. E non è bastata nemmeno la motonave partita da Porto Marghera, noleggiata in simbolica solidarietà con la Global Sumud Flotilla in partenza, a riuscire a trasportare al Lido tutti i manifestanti provenienti dall’intera regione e oltre.
Così, a corteo già avviato gli organizzatori hanno stimato in diecimila presenze la partecipazione alla manifestazione. Un vero e proprio fiume di persone che ha aderito con convinzione all’appello per spostare i riflettori della Mostra del Cinema su quanto sta succedendo a Gaza e in tutta la Palestina da quasi due anni: come riporta Global Project, «oltre 250 realtà aderenti, centinata di persone del mondo del cinema e dell’arte che hanno espresso sostegno e partecipato direttamente al corteo: questi dati mostrano inequivocabilmente come ci sia nel corpo sociale un’opposizione forte al sostegno militare e politico che i governi occidentali - quello italiano in primis - stanno continuando a fornire a Israele».
Il corteo si è disteso per tutto il Gran Viale intonando a gran voce “Venezia lo sa da che parte stare, Palestina libera dal fiume fino al mare” e riempendolo dei colori bianco rosso verde e nero della Palestina, ma anche di musica sparata a tutto volume dall’impianto, di cori, di interventi di denuncia, arrabbiati, preoccupati, di facce tristi per quanto sta succedendo ma allo stesso tempo felici di condividere questo piccolo percorso di umanità con compagne e compagni di lunga data, con studenti, con famiglie, con amici, con sconosciuti accorsi almeno da tutto il Veneto per dimostrare con i fatti la propria solidarietà alla causa palestinese.
Ancora da Global Project: «nel corso del corteo ci sono stati decine di interventi, che all’unanimità hanno chiesto, oltre alla fine immediata del genocidio, anche lo stop all’occupazione israeliana della Palestina, che dura dal 1948. Alcuni interventi hanno sottolineato anche il nesso tra ciò che accade in Palestina, il regime di guerra globale che sta segnando questa fase storica e le nuove forme di autoritarismo che si stanno imponendo anche in Europa e che in Italia trovano espressione con l’approvazione del decreto sicurezza».
Tra i tanti interventi, quello della Polisportiva San Precario di Padova ha lanciato l’appello a mobilitarsi il 14 ottobre quando lo stadio di Udine ospiterà la partita di calcio della Nazionale italiana contro Israele, mentre il movimento BDS ha rilanciato la necessità di passare ad azioni concrete di sanzionamento e boicottaggio dal basso per fermare la ferocia di Israele. Da più voci invece è partita la denuncia della complicità dell’Occidente con il genocidio, sia con il silenzio nei confronti dei crimini israeliani sia con l’appoggio concreto dato agli aggressori dei palestinesi con la fornitura di armamenti.
Arrivato alla fine del Gran Viale il corteo ha svoltato a destra sul Lungomare, in direzione Mostra del Cinema. A poche centinaia di metri dal red carpet, il corteo è stato fermato dal solito e imponente dispiegamento di forze dell’ordine. Qui gli ultimi interventi dal microfono, tra cui quello di Marco Baravalle, attivista del collettivo artistico Sale Docks, che ha chiesto al Presidente della Biennale di essere coerente con la condanna del genocidio espressa e di non aprire il padiglione israeliano il prossimo anno, non una censura contro singoli artisti ma un atto simbolico di isolamento per uno Stato che si sta macchiando di gravissimi reati contro l’umanità.
Finiti gli interventi dal microfono, mentre la maggioranza del corteo si apprestava a ritornare indietro, diverse centinaia di persone si sono fermate davanti al blocco degli uomini in divisa intonando a gran voce “Venezia lo sa da che parte stare, Palestina libera dal fiume fino al mare». Oggi è proprio così.
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