Appunti sulle elezioni boliviane


Quella che se volete leggerete di seguito è un’invettiva contro Evo Morales. Quindi se credete sia un santo, una vittima e che io faccia il gioco dei fascisti come mi ha detto una volta Consolo di Rifonda o un agente della CIA pagato da Trump o Soros a seconda del gusto, siete pregati di non leggere e soprattutto di non commentare con insulti (tanto non vi rispondo, e in caso vi blocco e vi cancello il commento a mio insindacabile e dispotico giudizio). Iniziamo.

Sono passate poche ore dalle elezioni boliviane e più che la sorpresa del primo posto del binomio Paz-Lara fa discutere quel 19% circa di voti nulli che Evo Morales si intesta per costruire attorno a questo dato una narrazione distorta della realtà.

Tra i tanti doppi fini, Morales vuole far credere così di essere l’unico e legittimo leader dell’opposizione alle destre, che lui è l’unico capace di amministrare il Paese e che è costretto a farlo perché el pueblo lo quiere, e che è stata un’ingiustizia la sua esclusione dalle elezioni.

Dimentica, il caudillo, che la Costituzione (scritta durante il suo mandato nel 2009), un referendum (2016) e un sollevamento popolare (2019) hanno sancito abbastanza inequivocabilmente che la maggioranza della popolazione non lo vuole più come presidente e che anche tra le stesse organizzazioni che fanno parte del instrumento politico (il MAS), non è più ben voluto.

Figura tra i doppi fini anche un altro aspetto, senz’altro da considerare: su di lui pesano pesanti accuse di violenza sessuale nei confronti di una minorenne (non sarebbe stata nemmeno l’unica...) e far credere di portare in dote a uno dei pretendenti alla poltrona presidenziale un milioncino e rotti di voti potrebbe aiutarlo ad evitare l’umiliazione dell’arresto e del carcere.

Evo, ma come anche quell’altro bellimbusto di García Linera che ora fa il "superpartes" e che sulle pagine de Il Manifesto ci spiega perché le sinistre perdono le elezioni puntando il suo bel ditino "ripulito" solo su Arce dimenticando, senza un minimo accenno di autocritica, che è stato al governo lui stesso per quasi 15 anni e che Arce è stato uno dei suoi più fidati ministri, dovrebbero farsi qualche bella domandina sul perché sono finiti in questo tunnel senza uscita.

Evo ha sempre manipolato la realtà a suo piacimento, per i suoi scopi personali, e García Linera è sempre stato muto, accondiscendente. Come quando ha definito agenti imperialisti e ha brutalmente represso le popolazioni indigene (che lui dice di rappresentare e difendere) dal devastante progetto di costruzione di una carretera nel mezzo del parco del Tipnis.

Come quando prima ha fatto scrivere una Costituzione che vietava la rielezione e poi l’ha calpestata, come ha calpestato il referendum popolare da lui voluto che glielo impediva finendo addirittura per usare l’aiuto del tanto odiato Almagro della OEA per difendere il suo “diritto umano” a ricandidarsi a vita.

Come quando, con la scusa di evitare le infiltrazioni ma con l’obiettivo di creare una cupola di potere da tenere sotto controllo, ha cooptato le organizzazioni sociali facendo diventare el instrumento politico del pueblo el instrumento del suo potere dando inizio alla compera delle poltrone e al fallimento attuale, svuotando di proposte politiche il partito movimento.

Come quando ha fatto credere che l’uscita dalla povertà sia stata dovuta alla diminuzione delle disuguaglianze promossa dal suo “illuminato” governo quando in realtà è avvenuta per il ciclo positivo dell’ecomonia globale che ha permesso, senza intaccare i grandi privilegi, i grandi capitali e il sistema capitalista, di redistribuire le eccedenze alla popolazione. Cosa che oggi il sistema non permette più.

Come quando, ha provato a mettere in scena un colossale fraude electoral nel 2019 (facendo spegnere il sistema TREP del conteggio dei voti che lo dava primo ma non vincente al primo turno e riaccendendolo ore dopo con la vittoria in tasca) che ha di fatto aperto la strada al golpe fascista delle destre, dicendo che nelle strade manifestavano i fascisti mentre in realtà la composizione della protesta era eterogenea e composta in buona parte dalla popolazione stanca di lui e dei suoi imbrogli.

C’è poi un motivo più pratico per non credere alla narrazione proposta dal caudillo: se si guardano i dati elettorali si può evincere che la media nazionale di voti nulli è abbastanza alta (e lo era anche nei sondaggi e prima che lui lanciasse l’appello al voto nullo) anche in territori dove notoriamente non ha molti sostenitori. Per esempio, se nei bastioni evisti come nel Tropico di Cochabamba, la percentuale di voti nulli arriva e supera anche il 40%, in altre zone come El Alto che notoriamente sono masistas ma non evistas, la percentuale di voti nulli scende attorno al 17% attestandosi nella media nazionale. In altre zone, come Santa Cruz, dove è risaputo il MAS non ha mai attecchito, la percentuale di voti nulli è del 13,5%, a conferma che la scelta di annullare il voto è dovuta in buona parte al malcontento sociale e alla mancanza di fiducia nei candidati in lizza.

Alla luce di queste considerazioni, affermare che quel 19% appartiene a Evo e che la sua fazione è la terza forza politica del Paese a mio avviso è assolutamente falso (compagni boliviani attestano indicativamente l'appoggio a Evo attorno al 6/8%). Significa appoggiare una fazione che, come detto, è responsabile della decadenza di un progetto politico che puntava a rappresentare gli ultimi ma che è finito per usare gli stessi rappresentati, che è diventato uno strumento per accaparrarsi le poltrone, che ha tradito le istanze e le lotte sociali che ne avevano determinato l’arrivo al potere. Significa appoggiare una proposta politica che non è mai stata anticapistalista e che ha attaccato pesantemente le popolazioni indigene e i loro territori, che è scesa a patti con le élite capitaliste del Paese, che ha portato avanti politiche estrattiviste devastanti.

Significa appoggiare un uomo che, per la sua totale smania di potere, ha finito per distruggere il sogno di milioni di boliviani di costruire una Bolivia diversa, plurinazionale, senza disuguaglianze. Significa appoggiare un uomo perverso, privo di etica e malato di potere.

 

 


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