Ad Archidona il “bambino ricco e viziato” ha risvegliato il giaguaro amazzonico


Nel decimo giorno di lotta contro la costruzione del carcere di massima sicurezza, la popolazione kichwa ha occupato la sede della Gobernación di Napo, stante la fermezza del suo governo centrale che ha comunicato ufficialmente l’intenzione di proseguire nel progetto senza alcun tipo di dialogo con le comunità locali in resistenza e soprattutto violando i diritti indigeni relativi alla libera e preventiva consultazione.  

Il carcere di Archidona si deve fare, costi quel che costi: questa è posizione espressa dalla sottosegretaria del governo Justina Zambrano martedì 10 al tavolo di dialogo con le autorità locali rappresentanti della popolazione kichwa. La chiusura del governo ad una mediazione con le richieste di sospensione avanzate dalla popolazione locale, è arrivata il giorno stesso in cui l’Assemblea Nazionale ha approvato a larga maggioranza una mozione in cui si chiede al Presidente di sospendere il progetto in questione. Tuttavia, né l’approvazione parlamentare della mozione né la mobilitazione permanente è riuscita per il momento a far cambiare idea a Noboa. 

L’indolenza del governo non ha fatto altro che radicalizzare ed espandere la lotta contro il mega carcere, tanto da contagiare non solo l’intera provincia di Napo ma anche della vicina Pastaza dove peraltro è in programma la costruzione del secondo carcere di massima sicurezza. Da dieci giorni l’intera provincia è paralizzata e isolata dal resto del Paese a causa dei blocchi stradali che giorno dopo giorno resistono come forma pacifica ma radicale di lotta. Negli ultimi giorni, a seguito della negativa del governo a trovare una mediazione, le proteste, i blocchi e l’appoggio sono cresciuti considerevolmente. 

La battaglia di Archidona contro il carcere si sta trasformando quindi in un simbolo di lotta contro le politiche securitarie e demagogiche del governo e sta vedendo la convergenza di diversi settori sociali nonché la solidarietà delle diverse organizzazioni indigene del Paese. È José Esach, presidente della Confeniae, organizzazione indigena regionale afferente alla Conaie, a spiegarne bene il motivo: «non ci sono risorse per l’Amazzonia, non ci sono risorse per le opere, né per la salute o l’educazione, però sì, ci sono 52 milioni di dollari per un carcere di massima sicurezza».

L’attivista amazzonico Leonardo Cerda, in un’intervista per il media digitale Radio La Calle entra più nello specifico dell’opposizione della popolazione napense al carcere: «esprimiamo un netto rifiuto alla costruzione del carcere perché potrebbe avere un impatto gigantesco rispetto alla sicurezza e all’educazione, dal momento che il carcere verrebbe costruito vicino a quattro comprensori scolastici dove ci sono oltre quattro mila studenti.

Il governo - prosegue l’attivista - costruendo il carcere di massima sicurezza nella provincia di Pastaza ha già provocato un’indignazione della cittadinanza e così è avvenuto anche nella provincia di Napo, non solo per il carcere ma anche perché nella provincia esiste già la presenza della mafia mineraria che sta operando sottraendo le risorse dei napenses.

Abbiamo presentato una proposta alternativa - conclude Cerda - per riubicare il penitenziario vicino alla frontiera tra Napo e Pichincha perché non venga costruito dove è presente popolazione vulnerabile e dove potrebbe provocare un’alterazione alle dinamiche sociali, stigmatizzazione della zona, il potenziale deterioramento ambientale e danni al turismo e all’economia. Ma soprattutto generare insicurezza con il trasferimento della rete dei detenuti vicino al carcere».

La crescente indignazione è confluita mercoledì 11, in una Grande Asamblea Popular en Defensa de la Amazonía dove la Conaie, la Confeniae e le Sei Nazionalità della provincia di Pastaza hanno rigettato nuovamente la costruzione del carcere e hanno dichiarato il territorio amazzonico in stato emergenza per la violazione dei diritti costituzionali della popolazione indigena.

Questo primo importante passaggio di unità ha portato il giorno seguente ad un’altra Grande Asamblea Popular con l’obiettivo di organizzare la resistenza. L’assemblea ha visto l’incredibile partecipazione di oltre quattro mila persone che hanno lanciato un messaggio inequivocabile: ¡no a la cárcel! A seguito di questa assemblea, Archidona è stata attraversata da una imponente marcia che è terminata davanti alla sede della Gobernación provinciale dove i manifestanti, armati delle lance tradizionali e al grido di ¡abajo al capitalismo! hanno divelto le reti di protezione facendo indietreggiare le forze dell’ordine presenti e in seguito ad occupare l’edificio della provincia.

Oltre alla popolazione e alle organizzazioni indigene e sociali, la protesta ha visto mettersi in prima linea anche le autorità ufficiali, come l’alcaldesa di Archidona Amada Norma Grefa, che ha ribadito la ferma opposizione al progetto e la difesa del diritto di resistenza, e la Governatrice della provincia di Napo Marlene Cabrera che la settimana scorsa si è dimessa dall’incarico per la mancanza di risposte da parte del governo. In sua sostituzione, Noboa ha nominato Governatore, attraverso un decreto urgente Gary Rivadeneyra, evidentemente un uomo di sua fiducia dal momento che la sua prima dichiarazione è stata di sostegno al progetto del nuovo carcere.

Come profetizzato dal dirigente indigeno della provincia di Pastaza Pakkiru, Luis Canelos, durante una delle tante assemblee che hanno costruito l’opposizione e la resistenza al progetto carcerario «il bambino ricco e viziato [il presidente Noboa] sta svegliando il giaguaro amazzonico. Noi amazzonici ci stiamo sollevando».


Nuova Vecchia