Due settimane di resistenza, blocchi stradali che hanno paralizzato e isolato la provincia di Napo dall’intero Paese, una mobilitazione che si è allargata a tutta la provincia contagiando quella vicina di Pastaza e unendo nella lotta tantissime altre nazioni indigene: così il governo di Noboa è stato costretto alla resa e ha annunciato la sospensione del progetto carcerario ad Archidona e il suo spostamento a Salinas nella provincia costiera di Santa Elena vicino a Guayaquil.
La notizia del passo indietro di Noboa arriva dopo le prime serie tensioni tra popolazione e forze di polizia nella vicina provincia di Pastaza e dopo l’ennesima giornata di lotta messa in atto dalla popolazione di Archidona. Di prima mattina, infatti, la polizia ha cercato di sgomberare con la forza un presidio di solidarietà nella Troncal Amazónica tra Puyo e Macas, provincia di Pastaza. Nonostante le minacce di sparare gas lacrimogeni anche verso donne e bambini presenti, il presidio ha resistito alle minacce delle forze dell’ordine.
Qualche ora dopo, ad Archidona, la popolazione ha occupato e chiuso gli uffici della municipalità con catene e lucchetti come ulteriore forma di protesta invitando anche i funzionari pubblici a partecipare alla grande marcia in programma. Migliaia di manifestanti provenienti da tutta la provincia hanno quindi marciato da Archidona fino alla vicina città di Tena. Al termine della manifestazione, l’alcaldesa di Archidona, Amada Grefa, ha ricordato che «la lotta non è solo con il carcere, oggi la popolazione napense ha manifestato anche contro le miniere che avvelenano la nostra acqua. È per questi due punti che oggi stiamo lottando, è per questo il mio appoggio totale alle organizzazioni che stanno portando avanti questo fronte di resistenza».
Al termine della manifestazione provinciale, è arrivata la notizia del passo indietro del Governo che, attraverso un comunicato ufficiale ha annunciato la sospensione della costruzione del carcere ad Archidona e il suo spostamento a Salinas, citta costiera del sud ovest vicino a Guayaquil nella provincia di Santa Elena. Secondo quanto riportano i media ecuadoriani, il sindaco di Salinas avrebbe proposto al Governo la costruzione del carcere nella sua città, dichiarando che "ha lo spazio fisico per l'implementazione di un progetto di infrastruttura carceraria, che viene messo in considerazione dal governo nazionale per il Piano nazionale di sicurezza integrale".
La notizia della sospensione del progetto e del suo spostamento a Salinas è stata appresa con soddisfazione ma con riserva dalla popolazione e dalle organizazioni sociali in resistenza. La Confeniae ha emesso un lungo comunicato nel quale ha sottolineato l’importanza della pressione sociale di tutte le realtà indigene unite nella decisione presa dal governo, tuttavia, ha ricordato di tenere alta l’attenzione perché «abbiamo verificato che il contratto per la costruzione e l’attrezzatura del centro di privazione della libertà ad Archidona è ancora in vigore sul portale del Sistema di Appalti Pubblici alla società Puentes y Calzadas Infraestructuras, filiale dello spagnolo Grupo Puentes. Inoltre, il Ministero del Governo ha annunciato che la prigione di Archidona sarà potenziata, tuttavia, continua a mantenere le informazioni nascoste su tale potenziamento».
Per questi motivi la Confenaie ha annunciato che continuerà lo stato di emergenza e allerta e che la popolazione si manterrà attiva e in resistenza fino a quando «il contratto sarà cancellato e annullato definitivamente, Gary Ribadeneyra, governatore di Napo, si dimetterà per aver tradito il Popolo napense e si faccia immediata chiarezza su quale sarà il potenziamento della prigione ad Archidona».
Soddisfazione anche da parte della Conaie. Nel suo comunicato ha ripreso le richieste della Confenaie e ricordato che «continueremo a resistere fino a quando le nostre richieste non saranno soddisfatte, denunciando qualsiasi tentativo di inganno da parte del governo. Riaffermiamo - conclude il comunicato - anche il nostro impegno per la difesa della foresta pluviale, della vita e del territorio, condannando i progetti estrattivi che devastano l'Amazzonia».
La determinazione e l’unità della popolazione di tutta la provincia e la solidarietà dei vicini popoli indigeni delle province limitrofe è stata la base per questa importante vittoria contro il progetto carcerario di Noboa. A pochi mesi dalle elezioni, per il Presidente una sconfitta fortemente simbolica non solo locale, ma anche contro un modello di risoluzione del problema sicurezza che non convince buona parte della popolazione.
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