Donald Trump ha vinto le elezioni e, dopo quattro anni, è di nuovo Presidente degli Stati Uniti. Con lui vince l’idea dell’odio, della violenza, della guerra de los de arriba nei confronti de los de abajo. Vince l’idea che il profitto di pochi vale di più dei diritti, del benessere del 99%.
Se tra quattro anni arriviamo vivi senza odiarci e ammazzarci uno con l’altro sarà già un successo… Perché, a mio avviso, il problema di questi personaggi come Trump, Milei, Bolsonaro o Orban, non sono tanto le politiche economiche, sociali o ambientali (reazionarie, anti diritti e diseguali), che non si discostano molto da quelle progressiste, ma la quantità di odio, di disprezzo per i diversi, per gli emarginati per i poveri che genererà.
È una spirale gravissima nella quale stiamo scendendo anche grazie a chi vede in Trump la propria salvezza al posto di vederne il nemico. Perché è mettendo le persone le une contro le altre, facendo si che si odino e che si facciano la guerra tra di loro che i suddetti personaggi e il capitalismo più estremo prospera.
Un capitalismo estremo che si mangerà i diritti, che chiuderà ogni possibilità di dissentire, che avvelenerà e succhierà linfa vitale al nostro pianeta. Che ci porterà in un baratro umano e ambientale dal quale sarà dura uscirne. La tanto decantata da Trump “età dell’oro”, sarà così solo per los de arriba, ma per chi ogni giorno lotta per la sopravvivenza con dignità sarà solo l’età dell’odio, della sofferenza, della paura.
Sarà dura restare umani dopo altri quattro anni di Trump, ma abbiamo il dovere di provarci, di resistere, di costruire quei piccoli nuevos mundos fatti di accoglienza, solidarietà, fratellanza e comunità, tanto necessari a sopravvivere alla tormenta in atto e consapevoli che siamo e resteremo molto a lungo minoranza, che contiamo meno di zero.
Piccoli nuovi mondi che, come dicono gli zapatisti, siano capaci di contenere muchos mundos.
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