Otto giorni dedicati alle arti, tremila partecipanti, 480 gruppi e 35 differenti discipline artistiche per un totale di oltre mille artisti iscritti, di cui 500 zapatisti. E ancora, artisti provenienti da 27 differenti geografie: Germania, Argentina, Belgio, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, El Salvador, Spagna, Stati Uniti, Francia, Galizia, Grecia, Guatemala, Inghilterra, Irlanda, Italia, Giappone, Messico, Palestina, Perù, Polonia, Sudan, Svizzera, Turchia, Venezuela.
Sono i numeri davvero notevoli dell’ultimo incontro organizzato dall’Esercito Zapatista dí Rivoluzione Nazionale, denominato «(Rebel y Revel) Arte: Incontro di arte, ribellione e resistenza verso il giorno dopo» tenutosi nel Caracol Jacinto Canek dal 13 al 17 e all’interno del CIDECI-Unitierra a San Cristóbal de las Casas dal 17 al 20 aprile. Numeri notevoli per un movimento considerato in declino e senza futuro e osteggiato in tutti i modi dalla “quarta trasformazione” progressista e che ricordano nuovamente al mondo intero che gli zapatisti vanno oltre le mode, esistono e resistono nonostante i tanti attacchi che subiscono, direttamente nei propri territori e a livello di propaganda.
Cosa c’entra l’arte con la rivoluzione che da 31 anni è in costruzione nelle montagne della Selva Lacandona. Lo ha spiegato durante l’inaugurazione dell’incontro il Subcomandante Insurgente Moisés: «Ciò che ci ha fatto incontrare qui è l'arte. Tutto è arte, solo che in questa città che si chiama Messico e nel mondo, c'è un'arte che hanno creato coloro che dominano il mondo, cioè, c'è un’arte capitalista», vale a dire arte che si è fatta sistema, capitalista, e come tale è usata per il dominio delle élite. E dato che il sistema capitalista «non è nato per la vita» ma divora tutto intorno a sé, anche l’arte rischia di soccombere alla voracità del sistema: «l'arte creata dal sistema capitalista è di morte per la gente di campagna e di città, e anche per la natura», per questo, ribadisce Moisés, «vogliamo creare un’altra arte, che è per la vita».
Moisés ha poi ricordato che gli zapatisti si stanno preparando al giorno dopo la morte del capitalismo, quando sulla terra non rimarrà che il deserto: «ci siamo abituati al sistema ed è per questo che ci hanno dominati. Dopo la sua morte non avremo niente. Il suo lavoro era distruggere il buono di prima, e dato che morirà, non ci saranno droni perché non ci saranno batterie o auto perché non ci sarà benzina. Immaginate tutto il resto. Allora, come sarà la vita?»
Per questo, ha continuato il subcomandante nel suo discorso di inaugurazione, «dobbiamo organizzarci per vedere come sopravviveremo. Dobbiamo pensare a cosa ci farà sopravvivere. Questa è l'arte per cui siamo qui. Questo è il compito. Quindi dobbiamo tutti pensare al nuovo mondo che desideriamo, non a quello che vogliono coloro che sono al potere. Il potere è nel popolo. Non è potere quello che dicono loro. Il potere è che noi decidiamo, proponiamo, discutiamo e tocca a noi decidere quale di tutto il mucchio di idee è la migliore. Questo è il potere. Il popolo lo decide, non in pochi».
Moisés ha concluso il suo discorso ribadendo che «quello che vogliamo è arte per la vita; pensiamo a come sarà quando non ci sarà capitalismo. Un giorno senza capitalismo, cosa faremo, perché è quello che succederà. Ecco perché siamo in questo incontro, arte per creare una nuova vita, arte per la vita, perché l'arte che fa il sistema capitalista non serve più; noi abbiamo iniziato il comune e dimostreremo nella pratica ciò che è quel comune».
Tra le tante performance che si sono susseguite dal palco - in cui campeggiava l’eloquente slogan ¡despierten pueblos del mundo! da segnalare proprio quella messa in scena da circa 200 attori e attrici zapatisti: “La naturaleza se Revela y se Rebela”. Gli animali della Selva - rappresentati dalle attrici e dagli attori zapatisti - si organizzano in comune e si ribellano perché si rendono conto dello sfruttamento che stanno subendo e dell’acqua e del cibo che stanno finendo a causa di alcuni umani che sono venuti a danneggiare la Madre Terra. Solo organizzandosi in comune, gli animali possono salvarsi e salvare al tempo stesso la casa comune.
Una metafora che allude alla strada da percorrere ma anche ai nemici, sia ai pochi los de arriba che pretendono di possedere, governare e distruggere il mondo, sia a quanti in questi anni di “tormenta” si sono lasciati convincere che l’unico modo di vivere sia quello capitalista. Lə ribellə zapatistə ancora una volta ci insegnano altro, non solo con le sempre opportune e illuminanti parole ma anche con l’esempio della pratica, della costruzione dell’autonomia che guarda a un futuro ancora tutto da vivere nonostante il sistema capitalista.
Ed è per questo che continuano a fare ancora tanta paura, ad essere screditati - ricordate l’accusa tutta messicana di essere salinisti (ovvero strumenti dell’ex presidente Salinas de Gortari)? - ad essere minacciati e a subire aggressioni. Come quella denunciata dallo stesso Moisés l’ultimo giorno dell’incontro, quando un “commando” di elementi della Guardia Nacional e della Fuerza de Reacción Inmediata Pakal (FRIP) ha pattugliato i dintorni del CIDECI alla periferia di San Cristóbal, dove si stava concludendo l’evento artistico zapatista, in una chiara azione di intimidazione.
«Questi atti di intimidazione e sorveglianza - accusa il centro per i diritti umani Frayba di San Cristóbal nel suo comunicato - da parte dei governi federale e statale fanno parte di una strategia di sicurezza in Chiapas in cui stanno rifacendo patti con la criminalità, si appropriano di narrazioni di pace, allo stesso tempo con messaggi di zero corruzione e impunità rafforzano uno stato di polizia e militare attraverso gruppi speciali come i FRIP, che nonostante siano entrati in operazioni di recente, hanno già denunce per violazioni dei diritti umani e arresti arbitrari, commessi contro la popolazione civile, e denunce dei suoi comandi per collusione con la criminalità organizzata».
Il messaggio di Moisés e di tuttə lə zapatistə agli indesiderati visitatori e all’intero sistema capitalista è chiaro: «Cosa vogliono? Non lo so. Cosa stanno cercando? Non lo so. Qual è la loro intenzione? Si saprà. Ma sappiate che, vi piaccia o non vi piaccia la nostra attività, noi continueremo». Oggi, domani e il giorno seguente alla morte del capitalismo.
Foto di copertina: Colectivo Armadillo Suomi