Tredici anni fa il Messico somigliava ancora molto a quello polveroso e tan lejos de dios narrato da Cacucci in Puerto Escondido. Non c'erano né facebook né instagram a raccontare la vita in diretta, viaggiare in America Latina era ancora un'avventura e per i racconti si doveva aspettare il ritorno degli incoscienti viaggiatori.
Tredici anni fa la cabina telefonica, e forse qualche mail, erano gli unici strumenti per far sapere a casa di essere ancora vivi. Esistevano ancora i rullini fotografici e le foto con gli zapatisti bisognava stare attenti a dove si stampavano, per paura di essere denunciati.
Tredici anni fa entrare nelle comunità zapatiste era ancora un'esperienza semi clandestina, con tanto di mimetizzazione nel furgone dei compas e il nome della località turistica segnato sull'agenda da esibire agli eventuali posti di blocco della migra, facendo finta di non conoscere il Sup e di non capire lo spagnolo.
Tredici anni fa si viaggiava solo in pullman e dal Distrito Federal a Sancrí erano oltre 20 ore e da Sancrí a La Realidad altre 9 in mezzo alla Selva Lacandona, aggrappati in un carro bestiame, tra indigeni sorridenti, sacchi e sacchi di mercanzie e polli, su strade bianche e allagate durante la stagione delle piogge.
Tredici anni fa son rimasto folgorato dagli odori intensi, dai suoni stordenti, dai colori accesi dalle carreteras polverose, dalle nuvole disegnate, dai temporali torrenziali, dalla selva imponente e soprattutto dallo spirito indomito dei guerrieri sognatori del Chiapas.
È iniziato così, in un piovoso 19 agosto di 13 anni fa il mio folle amore per il Mexico lindo y querido!
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Racconti