A scuola di disabilità

Per cinque anni sono stato il tuo educatore, abbiamo percorso assieme tutto il difficile ciclo scolastico delle medie superiori. Mi hanno affiancato a te perché hai una disabilità intellettiva lieve, significa che sei stato sfortunato e il tuo cervello non si é sviluppato correttamente. Non é colpa tua né di nessuno é la sfortuna e non ci si può fare niente.

Ho camminato al tuo fianco per cinque lunghi anni e l'ho fatto sempre ponendomi delle domande. Cinque anni di presenza costante, cinque anni di impegno, cinque anni di fiducia incondizionata nelle tue e nelle mie capacità. Cinque anni di lavoro, cinque anni di illusioni, cinque anni anche di errori e alla fine, mi dispiace dirtelo, cinque anni di insuccessi.

Come un moderno Don Quijote infatti ho combattuto la mia personalissima guerra contro i mulini a vento. Mulini a vento che ti hanno spinto sempre piú nella palude della disabilitá, invece di spingerti verso l'autonomia e l'indipendenza, la consapevolezza di té, delle tue doti e dei tuoi limiti.

Quello che ho vissuto in questi cinque anni é stato un tuo crescendo di disinteresse e di attenuanti per ogni tua mancanza, un continuo rinunciare a valicare limiti giá decisi ancor prima di mettersi alla prova, un'estenuante gioco al ribasso rispetto alle competenze da imparare, un'intollerabile aumento di atteggiamenti arroganti e maleducati nei miei confronti e di chi ti sta vicino.

In questo teatrino di finto percorso scolastico, hai delle colpe, hai avuto la capacitá di infilarti nelle debolezze di un sistema che non mira all'autonomia, alla crescita e alla responsabilizzazione dell'individuo, a sollevare famiglie e societá di un peso economico importante, ma a mantenere lo status quo della disabilitá e anzi ad accentuarne tutti gli aspetti.

In questi cinque anni ho combattuto contro i mulini a vento, dicevo: ho combattutto una personale lotta con te, cercando di passarti la voglia di autonomia, l'importanza del sapere, la curiositá per le cose sconosciute, il senso dell'impegno, della sofferenza, della responsabilitá, del meritarsi una vittoria. Ho cercato di passarti una visione della realtá che, se fossi stato o avessi voluto affrontare la vita da normodotato, avresti incontrato là fuori, nel mondo reale, dove é in corso la guerra del forte contro il debole. E tu non te rendi conto ma, purtroppo, per la società sei un'anello debole.
Alle mie parole, ai miei esempi, le risposte sono state sempre: non sono capace, questo é troppo difficile per me, é complicato, questo compito é per i miei compagni io non devo farlo, non ci riesco, non mi piace. Oltre alle scuse tipiche dell'adolescente svogliato: ero stanco, non ho avuto tempo, avevo troppo da studiare, sono dovuto andare via con i miei, mia mamma stava male dovevo curarla, fino ad arrivare a scuse inverosimili e ingiustificabili del tipo, avevo cose mie da fare, dovevo riposarmi, dovevo uscire con gli amici, e cosí via.

Sebbene tu ci abbia messo del tuo, non é stata tutta colpa tua. A queste scuse infatti, hai sempre ricevuto buffetti sulle guancie, pacche sulle spalle, comprensione, coccole, aiuti non meritati per risolvere le tue mancanze. In pratica a queste scuse hai ricevuto da chi stava attorno a te col compito di educarti un non ti preoccupare, va bene lo stesso tanto sei un disabile, il tuo futuro é giá deciso.
Ti hanno insegnato a non preoccuparti delle tue azioni, che tanto ci sará sempre qualcuno dietro a te (la mamma, un insegnante, un tutor), che rimedierá ai tuoi sbagli e ai tuoi difetti, che si prenderá la colpa delle tue azioni, pensate o non pensate, che sará sempre pronto a scusarti perché tanto, poveretto, sei disabile, che ogni scusa sará buona per non ammettere le tue responsabilitá. Ti hanno insegnato che tanto sarai sempre un disabile, un peso per questa societá, che si serve della disabilitá tua e di molti altri ragazzi per aumentare il PIL con cooperative sociali o associazioni (ma anche a volte enti pubblici come la scuola), prive di etica e di scrupoli.

Mi dispiace, ragazzo mio, ho perso la battaglia. Credevo di sconfiggere questo sistema che ti vuole disabile a vita e che ti vede solo come un progetto economico da vendere al miglior offerente. Credevo di riuscire a passarti la voglia di superarti, aver fiducia in te stesso e nelle tue capacitá. Credevo di riuscire a passarti la voglia di conoscere e il desiderio di essere autonomo veramente. Credevo di riuscire ad accompagnarti alla piena maturitá in questo pezzo di vita camminato insieme. Ma purtroppo hai scelto di adagiarti, hai scelto di rimanere quello che sei, hai scelto di non evolvere, hai scelto di essere guardato, giudicato e compatito in quanto disabile senza futuro e senza speranza. Hai scelto di rimanere alla mercé di quanti decideranno il tuo futuro, cosa é meglio per te, cosa potrai o non potrai fare. Hai scelto le scorciatoie che ti hanno proposto coloro che dovevano invece guidarti verso l'autonomia e l'indipendenza. Hai scelto di fare il furbo, di non sacrificarti e di non sforzarti ad essere migliore.

Mi dispiace, ragazzo mio, ho perso la battaglia, ma non mi sento né in colpa né complice di questo sistema sforna-disabili, che ho combattuto dal primo all'ultimo giorno. Io non mi arrendo, continueró a sognare, perché i sogni rendono invincibili.

Quanto a te, ragazzo mio, buona vita da disabile, spero tu riesca a trovare sempre le scorciatoie che hai trovato fino ad oggi.

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