Por el Comandante Bae




Son già passati dieci anni. Ne abbiamo fatta di strada, portando in giro i tuoi sogni. Abbiamo conosciuto molti fratelli e sorelle lungo il cammino della ribellione. E con loro abbiamo condiviso gioie e dolori. Sempre nel tuo ricordo, Querido Comandante ...

Io, il Comandante Bae, non lo ho conosciuto bene; ero giovane in quel 2001 che ormai è diventato storia. Ero giovane, come quei ragazzi che oggi ne sentono parlare, ma sentivo che qualcosa di importante nella mia vita stava accadendo: mi affacciavo per le prime volte sugli spalti del glorioso Penzo e nei vecchi capannoni della zona industriale di Marghera, al Rivolta. Non scorderò mai quell’ 11 febbraio 2001 al Penzo: l’Unione giocava col Toro, lo stadio era pieno, ma almeno la metà dei tifosi avevano la testa da un’altra parte. Era stato il Bae a dire ai fioi di andare lo stesso allo Stadio, ed io vedevo le facce dei miei fratelli e amici che provavano a fare il tifo, ma non era una partita come le altre: solo due giorni dopo il Bae ci lasciò.

È stato davvero un momento triste. Difficile. Ma quelli erano anche anni di speranza, di sogni e di voglia di “un altro mondo possibile”, e il 2001 è stato l’anno della Marcha de el Color de la Tierra degli Zapatisti, quella stessa marcia a cui avrebbe dovuto partecipare Francesco.

Non so chi l’abbia detto per primo, non ho mai chiesto a nessuno, ma mi piace pensare che sia stata un’idea dello stesso Francesco: avremo portato il Bae, in Chiapas da quegli indios maya che lui rispettava profondamente per la dignità della loro vita e della loro lotta. Fu piantato un albero nel giardino del Rivolta e fu fatta la promessa, che poi, in tanti, ogni giorno sempre di più, hanno contribuito a realizzare.

Ho ricordi ed emozioni di anni passati a girare l’Italia: Milano, Bergamo, Pisa, Ancona, Cosenza, Montevarchi, Empoli a raccontare il nostro sogno. Un sogno di libertà, giustizia e lotta. E poi anche dall’Europa, tifoserie e amici hanno iniziato a riconoscersi nel progetto, o forse nel Bae, nei suoi valori.

Quella promessa, quello sciocco stadio che volevamo piantare nella selva, hanno trovato un mondo accogliente fatto di ragazzi di tifoserie rivali che hanno capito la ricchezza di un possibile percorso da fare insieme, e di ragazzi che già provavano sdegno di fronte alle ingiustizie. E così ci siamo incontrati.

Devo ammetterlo, quell’idea è stata davvero un po’ sciocca. Lo dico sulla base dell’esperienza, perché ho avuto la fortuna di portare i nostri sogni al di là dell’oceano. Là, nel Chiapas in rivolta, in mezzo agli indios con il passamontagna, di uno stadio non ne avevano, hanno, proprio bisogno. Non ne hai bisogno quando i tuoi figli muoiono per la febbre, per i parassiti intestinali o perché l’acqua non è potabile; ti passa pure la voglia di giocare a calcio.

E ancora una volta, è stato fatto un grande passo, umile, rispettoso e maturo, decidendo di appoggiare la lotta degli zapatisti in qualsiasi cosa avessero avuto bisogno. Era questo che il Bae avrebbe voluto. Nel 2005 finalmente arrivò il momento dei festeggiamenti: prima il Mundial de el Futbol Rebelde, con i nostri ringraziamenti dal palco del Caracol de La Realidad, davanti a tutto il villaggio e poi, nel 2007, l’inaugurazione dell’herbolario, la struttura interamente finanziata dal progetto.

Questa è la storia dell’Estadio del Bae e se la volete conoscere, leggetela tutta perché ci sono molti aneddoti, molte emozioni, c’è sempre qualcosa da ricordare in ogni riga scritta.

La storia del Bae, invece, quella andate a chiederla ai nostri veci, a chi lo ha conosciuto, chi ha vissuto insieme esperienze di vita, gioie e dolori, come capita a chiunque altro. Con qualcosa in più. Noi tutti il Bae lo ricordiamo perché era come noi, pregi e difetti, ma rabbia e odio contro le ingiustizie. È questo quello che ci ha insegnato. Ed è questo quello che noi, tutti noi che lo abbiamo conosciuto o che ne abbiamo solo sentito parlare, continuiamo a portare negli stadi, nelle piazze e nelle strade di ogni città… in Italia, in Europa, nel Mondo…

2001-2011 Bae per sempre.
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