Viaggio nel Salento Zapatista

A fine giugno l’invito in Salento da parte di Free Home University e del collettivo artistico russo Chto Delat a raccontare, nell’ambito del loro nuovo progetto artistico e sociale con ragazzi rifugiati l’esperienza Zapatista, è stato l’occasione per condividere e mettere in comune esperienze vissute e conoscenze con l’obiettivo di realizzare un film che avrà come focus alcuni testi del Subcomandante Marcos, che sono stati letti e rielaborati dal gruppo stesso dei partecipanti al progetto.

Free Home University è un esperimento pedagogico e artistico creato dalla curatrice Alessandra Pomarico, "incentrato sulla generazione di nuovi modi di condividere e creare conoscenza attraverso la vita in comune, in un ambiente non verticale, ribelle (Free), all'interno di uno spazio protetto e intimo (Home), impegnato a creare una comunità temporanea di studenti (University)". Utilizzando le modalità proprie di Free Home University, nei pomeriggi trascorsi con Augustin, Friday, Modù, Rebasa e Ibrahim abbiamo ripercorso il cammino che ha portato gli zapatisti a insorgere contro lo sfruttamento che da oltre 500 anni affligge le comunità indigene maya; ci siamo interrogati sulla loro esperienza, sulla loro storia “non perfetta”, né riproducibile a scatola chiusa, ma “in cammino” e che tra errori, dubbi, momenti di confronto intercontinentale e intuizioni li ha portati a costruire la loro autonomia e soprattutto a essere l’esempio di un nuovo modello di società, fondata sul rispetto reciproco fra gli uomini e le donne e sul rispetto per il territorio dove essi vivono, che viene inteso non come risorsa da sfruttare ma come elemento della propria vita con la quale convivere in armonia. Una lettura in particolare ha permesso di avvicinare il mondo e l’esperienza dei partecipanti a quelli di cui sono stato portavoce, “La favola della scimmia bianca” scritto durante la Marcia del Color della Terra in Messico del 2001 da Wu Ming [1]. Il testo, che affronta il tema della difficoltà di essere accolto e accettato, ha creato l’occasione perché emergessero racconti personali e intimi dei ragazzi che quotidianamente affrontano questa sfida.

Durante una delle attività ho conosciuto Gigi che mi ha fatto scoprire una bellissima realtà capace di costruire un percorso di auto organizzazione comunitaria e di autonomia che per molti aspetti richiama l’esperienza delle comunità indigene zapatiste del Chiapas. Gigi mi ha accompagnato alla Casa delle Agriculture a Castiglione di Otranto e lì, in mezzo all’orto mi ha raccontato come tutto è iniziato. Circa otto anni fa, lui ed altri sette abitanti del luogo hanno deciso di organizzarsi contro la fuga da quel paese e soprattutto l’abbandono delle terre. In questi piccoli paesi del sud, l’emigrazione verso il nord ha percentuali altissime; lo stesso Castiglione è un paese “in via d’estinzione” con i suoi mille abitanti e nemmeno 10 nascite all’anno. Senza bambini, chiudono le scuole e i servizi. Le migrazioni di massa hanno aggravato anche l’abbandono dei campi che già avevano dovuto affrontare i problemi legati alle monocolture: prima il tabacco e poi gli ulivi hanno finito per avvelenare i terreni sfruttati con diserbanti e pesticidi tanto da far sparire anche alcune antiche varietà di colture. Contro il rischio di perdere preziosa biodiversità, Gigi e i soci-fratelli si sono attivati, sono riusciti a farsi dare in comodato d’uso i campi incolti dagli anziani proprietari e hanno ricominciato a coltivare i terreni in modo naturale. Ma non si sono fermati qui, hanno organizzato eventi con l’obiettivo di coinvolgere la comunità e rafforzarne i vincoli sempre più deboli. È nata così ad esempio l’idea della “Notte Verde”, l’evento che dal 2011 si ripete ogni anno e che è centrale per tutti coloro che si interessano alle pratiche di agricoltura naturale e “Chi semina utopie raccoglie realtà“, la festa della semina divenuta importante momento di condivisione per tutta la comunità. Perché la vera scommessa vinta dal collettivo Casa delle Agriculture è proprio questa, ricreare comunità, una comunità in grado però di saper riconoscere, difendere e valorizzare l’enorme importanza che riveste il territorio. Ma non solo, un passaggio fondamentale per questi “folli contadini” è stato riconoscere che è la cultura che deve cambiare e può cambiare solo influenzando le nuove generazioni; per questo ogni anno vengono organizzati dei centri estivi nell’ex scuola del paese che hanno al centro l’educazione alla Terra, ulteriore conferma che la “semilla rebelde” ha attecchito in terra salentina.

Il passo successivo è stato quello di realizzare il mulino di comunità. Grazie a una importante campagna di autofinanziamento con un crowdfunding sono riusciti infine ad acquistare un vecchio casolare, proprio all’entrata del paese, e a ristrutturarlo grazie all’impegno volontario di molti attivisti contadini. Il mulino è stato inaugurato nel marzo di quest’anno e ora è il punto di ritrovo per quanti in paese (e non solo grazie al GAP - Gruppo di Acquisto Popolare - che hanno creato) acquistano le farine locali prodotte e confezionate al mulino. L’appuntamento settimanale del sabato è il momento in cui la comunità può acquistare oltre alle farine e ai panificati, anche gli ortaggi freschi provenienti dai campi vicini. Questi prodotti non hanno bollini di qualità o certificazioni biologiche standard perché quello che stanno costruendo questi contadini attivisti non è un’azienda con scopo di lucro ma un comunità e un mondo nuovo, come direbbero gli zapatisti, in cui alla base del rapporto tra le persone ci siano fiducia, rispetto e onestà: la qualità dei prodotti è garantita dalle persone stesse che si impegnano per fare le cose secondo natura. Da questo punto di vista, importante punto di riferimento per i contadini salentini è stato Gino Girolomoni (al quale - insieme alla moglie Tullia - è dedicato il nome dell’associazione Casa delle Agriculture), padre del biologico in Italia che dagli anni ’70 fu tra i primi a intraprendere la via del biologico e a comprendere l'assoluta importanza del "ritorno alla terra". Questo "nuovo" modo di coltivare la terra, senza concimi e pesticidi dannosi ma in completa armonia con la terra, fu ostacolato dall'ottusità delle leggi che consideravano il biologico illegale, tanto da sequestrargli i prodotti, come la pasta, perché ritenuti "pericolosi" per la salute. Sempre Gigi ci racconta che fu proprio al ritorno da un viaggio collettivo nella terra natia di Girolomoni che il gruppo salentino si convinse a intraprendere definitivamente questa scelta.

La settimana salentina si è conclusa con l’invito a partecipare all’Ode al Saragolla, una festa contadina per celebrare questo particolare grano antico di origine iraniana e che deriva dal grano khorasan. Una festa, nemmeno a dirlo, organizzata tra i campi di grano e i filari di ulivi a cui si arrivava seguendo le semplici indicazioni date da Gigi: «Seguite il sole e il grano». Suggestiva metafora che ci ricorda come l’unico futuro sostenibile è quello che ci impone scelte di vita radicali e in completa simbiosi con i territori. Il senso zapatista di questa esperienza lo possiamo trovare nelle parole del pensatore e attivista uruguayano Raúl Zibechi: «Oltre a porre limiti ai progetti de arriba, dobbiamo costruire e creare vita lì dove il sistema, a destra e a sinistra, produce solo morte». E a Castiglione stanno costruendo vita, anzi stanno strappando vita al sistema che produce morte tessendo con passione e pazienza quelle reti fondamentali a produrre i cambiamenti radicali che solo desde abajo y a la izquierda possono arrivare.



Questo racconto, in forma editata, è stato pubblicato in lingua inglese nella raccolta When the Roots Start Moving || First Mouvement: To Navigate Backward || Resonating with Zapatismo a cura di Nikolay Oleynikov e Alessandra Pomarico e lo trovate a questo link.

Link utili:
Pagina Facebook Casa delle Agriculture
Pagina Facebook Free Home University
Pagina Facebook Chto Delat





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