Indignazione e ipocrisia

Quando si accetta che addetti ai lavori si rivolgano a un ragazzo con disabilità dicendo: “Tu non ti puoi tenere i baffi, decido io per te”.
Quando si accetta che, sempre addetti ai lavori, dicano di un genitore di un ragazzo con disabilità: “A questa dovevano chiuderle le tube”.
Quando si accetta senza batter ciglio che chi gestisce i servizi sociali veda in ragazzi con disabilità, anziani, bambini solo numeri che corrispondono a entrate e uscite.
Quando si accetta che a scuola le aule H siano utilizzate dai ragazzi con disabilità per fare integrazione coi monitor di un computer.
Quando si accetta senza protestare che le amministrazioni e i governi taglino i fondi al sociale, all’educazione e alla cultura.
Quando in nome di Voltaire si accetta di dare agibilità politica ai fascisti di casapound o forza nuova.
Quando si accetta impassibili di vedere squallidi personaggi come Salvini andare in televisione a inneggiare all’odio, al razzismo e alla discriminazione.
Quando ci si gira dall'altra parte perché tanto i rom, i migranti, i senza dimora, gli omosessuali, i diversi sono gli altri...

Ecco, quando tutto questo è accettato come democratico dai tanti fans di Voltaire dei nostri giorni, l’indignazione per delle scritte naziste su un pulmino di ragazzi con disabilità arriva fuori tempo massimo.
Il danno è stato fatto a monte, quando si è accettato che la diversità, qualunque essa sia, possa essere messa al bando, possa essere considerata ripugnante, possa essere derisa o peggio ancora perseguita e presa a botte.
Lì è il danno, perché tollerare chi non tollera è il principio della deriva della società, è rendersi complici della mancata educazione e formazione di ragazzi che imitano ciò che ogni giorno assorbono dalla società. È ipocrisia.
Perché i diritti e il rispetto o valgono per tutti, o prima o poi mancheranno per tutti, anche per chi crede di non essere diverso.
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