Dopo mesi di allarmismi, è giunta infine l'approvazione della legge sui vaccini. Una legge che obbliga ogni genitore a proteggere il proprio figlio con 12 vaccini; pena per chi non si adegua sono multe salate, il divieto di accedere a servizi essenziali per le famiglie quali l'asilo nido e le scuole materne e il rischio di perdere la patria potestà. Questa legge, per quanto mi riguarda, è aberrante, coercitiva, repressiva e fascista perché colpisce un punto fondamentale della nostra libertà, che sembra sfuggito ai più in nome della crociata per la salute dei nostri bimbi: entrando nella vita di ognuno di noi, nel libero arbitrio delle persone, imponendo una decisione senza possibilità di appello, scardina dei diritti basilari a partire dalla libertà di pensiero. Inoltre, sancisce che l'accesso a servizi educativi (il nido e le materne), è subordinato da altre condizioni, oggi i vaccini, domani chissà. In più, la minaccia vigliacca di togliere la patria potestà ai genitori più risoluti raggiunge il punto d’infamia più profondo: è un ricatto vergognoso che li etichetta come genitori irresponsabili e pericolosi.
Sui vaccini non esiste dibattito, non esiste la possibilità di dissentire, ma soprattutto non esiste la possibilità di chiarire i dubbi che umanamente possono sorgere. La coercizione non risolve la questione, non libera i vaccini e la medicina in generale dalle tante maldicenze che vi gravitano attorno e preoccupano i genitori, semmai crea solo altri problemi nel campo dei diritti. Perché se permettiamo che lo stato si arroghi il diritto di avere l'ultima parola sul nostro corpo senza possibilità di di obiezione fin dalla prima infanzia, come facciamo a parlare poi di autodeterminazione dei corpi? Come facciamo a difendere il diritto all’aborto o il diritto di viversi il proprio genere indipendentemente dalla nascita? Quando ci battiamo per la legge sul fine-vita, di cosa stiamo parlando? Come facciamo a eludere il controllo dello stato sui nostri corpi se continuiamo a cedere pezzo dopo pezzo la nostra libertà? Come potremo reagire allo stringersi delle maglie del controllo sui nostri corpi se non affrontiamo qui e ora il nodo della delega allo stato delle decisioni sulla nostra salute? Quali parole useremo per opporci a leggi che ogni giorno di più ci piegheranno al controllo dall'alto e ci toglieranno il diritto alle scelte? Perché stiamo zitti di fronte a tutto questo? Perché abbiamo un terrore così folle delle malattie e perché pensiamo di risolvere la questione delegando alla medicina la cura di noi stessi? Perché di fronte alla paura verso i vaccini non c’è una campagna d’informazione capace di ascoltare i dubbi, rasserenare gli animi, rassicurare?
A scanso di equivoci, io credo che i vaccini siano importanti e vadano fatti, credo che la scienza e i progressi in medicina siano stati determinanti nel miglioramento della vita dell'umanità. Credo che i vaccini debbano essere un diritto inalienabile per tutte e tutti. Credo anche però che cominciare questa pratica a due mesi di vita sia troppo presto e non rispetti lo sviluppo del bambino. Credo che, in generale, si sia perso il senso della misura, che ci sia un esagerato ricorso al farmaco anche in casi dove non è assolutamente necessario. Credo anche che viviamo in una società che medicalizza ogni aspetto della nostra vita rendendoci dipendenti da ogni tipo di farmaco. È così da prima che nasciamo con l'esagerata medicalizzazione della gravidanza, considerata ormai una malattia. È così con il parto e l'uso preventivo di pratiche mediche invasive come i cesarei. È così con i vaccini nella primissima infanzia. È così, via via che cresciamo con l’abuso di medicinali per ogni genere di piccolo disturbo. È così quando sento dire da persone adulte che non si possono ammalare perché hanno dei ruoli o delle responsabilità. D'altra parte, il ricorso a pratiche naturali per curare patologie non gravi è visto, nel migliore dei casi come una perdita di tempo, nel peggiore come una truffa di ciarlatani. In ogni caso, chi ne fa uso è deriso e insultato.
Scriveva Tiziano Terzani: "Non c’è piacere senza sofferenza e non c’è sofferenza senza piacere. Solo quando capisci questo godi del piacere e accetti la sofferenza." Invece, non c'è spazio alcuno per la sofferenza, non c'è spazio per i segnali che il corpo malato ci manda. Non c'è, in definitiva il rispetto per il proprio corpo e per se stessi. Non sorprende che sia così, la malattia, il dolore, sono costi per il capitalismo se rapportati alla produttività, per questo i nostri corpi devono star bene. Se non altro per il periodo produttivo.
Così, il sistema capitalista che produce milioni di morti per freddo, fame, razzismo e guerre, è in prima linea per la difesa della nostra salute. In nome del progresso e della fede nella scienza accettiamo tutto, perché si può essere anticapitalisti su qualunque cosa, ma con la salute non si scherza, nessuno può mettere in dubbio la scienza, nessuno può sospettare che in un mondo dove il sistema capitalista manipola, aggredisce e distrugge la Vita per il profitto, anche la scienza sia manipolata per lo stesso scopo. Nel recente festival degli zapatisti, il ConCiencias por la humanidad, il SubComandante Moisés ha pronunciato le seguenti parole: "Il capitalismo ha convertito le scienze a un cattivo uso per la sua grande accumulazione di ricchezza e manipolazione a piacere; la scienza non ha responsabilità della distruzione per la quale viene usata." Credere che la scienza sia immune a questo sistema che distrugge ogni altro aspetto della nostra vita è pura utopia; non si può pensare che ciò che dice la scienza sia sacro e immutabile, quelle sono le religioni. E invece bisogna dubitare, porsi delle domande, camminar domandando, vigilare e proteggere la scienza affinché l'umanità, progredisca e tragga beneficio dalla conoscenza.
In questo quadro inoltre non va dimenticato un altro aspetto molto importante, vale a dire l’ambiente che ci circonda: come possiamo credere a chi dice di voler difendere la salute delle persone se poi le stesse persone ci costringono a respirare aria avvelenata, a bere acqua inquinata, a mangiare cibo spazzatura, a vivere tra rifiuti tossici e ogni genere d’inquinamento ed esposizione potenzialmente mortale? Per tutto questo non ci sono vaccini o cure chimiche che tengano. Ma soprattutto non ci sono crociate né dall'alto né dal basso per difendere l’ambiente in cui viviamo. Se vivo a Porto Marghera, vicino all'Ilva a Taranto o nella Terra dei Fuochi, che senso hanno i vaccini che mi salvano da varicella e morbillo quando anche a pochi anni di vita potrei entrare in ospedale per combattere un tumore?
Ora, l’entrata in vigore della legge riaprirà la caccia alle streghe: chi rifiuta l'omologazione al pensiero unico subirà innanzitutto un rogo mediatico senza precedenti, tanto facile e di moda nei social network, oltre alle sanzioni su descritte. Ma siamo sicuri che sia davvero questa la soluzione più giusta del problema?
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